Università a distanza, frequentare in un clic
“Connessione in corso…” è il nuovo “quarto d’ora accademico” che contraddistingue le lezioni universitarie da quelle scolastiche, o almeno così era fino a pochi mesi fa. Lo scoppio dell’epidemia del virus SARS-CoV-2, meglio conosciuto come Coronavirus, ha costretto le istituzioni scolastiche ad ampliare l’utilizzo e la conoscenza tecnica delle risorse digitali. Un improvviso aggiornamento che ha condotto direttamente la scuola ad una rivoluzione 4.0.
Dopo l’arrivo delle spaziali LIM (Lavagna Interattiva Multimediale), che hanno riempito le pareti bianche di quasi tutte le scuole pubbliche in Italia grazie ai Fondi Europei PON-FESR, e l’ingegnosa idea delle “classi capovolte”, questa nuova frontiera delle lezioni online apre uno scenario di possibilità di studio per molti ragazzi in giro per il mondo. Ma, nonostante l’importanza delle scuole secondarie di primo e secondo grado, questo rinnovamento didattico ha trovato la sua massima espressione tra le aule dei vari atenei che si dislocano lungo la nostra penisola.
Ogni università ha scelto quale metodo adottare per rendere più facilmente fruibili i differenti corsi online. C’è chi ha optato per la pubblicazione di semplici risorse scritte nelle classi virtuali, chi ha scelto di caricare su specifiche piattaforme i video e le registrazioni delle lezioni e chi ha preferito restare legato alla tradizione e ha provato a sostenere delle lezioni in diretta attraverso il web. Tutte modalità legate da un filo conduttore: la distanza.
In un mondo completamente soggetto all’uso dei social network, la scuola rimaneva per molti ragazzi “l’ultima spiaggia” dove poter avere delle vere relazioni sociali e quale posto migliore delle sedi accademiche per far avvenire questi incontri?! Le università italiane hanno l’onere e l’onore di ospitare migliaia di studenti, provenienti non solo dalle regioni italiche ma anche da stati comunitari ed extra-UE, da continenti e parti del mondo diverse dalle nostre, non solo per posizione geografica ma anche per cultura e tradizioni.
Per quanto i docenti e i vari rettori si sforzino per rendere le lezioni semplici e accessibili a tutti coloro i quali hanno la voglia di continuare il loro percorso nonostante l’incombere inesorabile della pandemia, questa lontananza forzata potrebbe avere effetti da non sottovalutare oltreché sulle vite dei ragazzi e sulla loro socialità sul rendimento di quei ragazzi che basavano il loro metodo di studio anche sullo studio di gruppo e la condivisione.
Lo schermo piatto e nero di un portatile o di uno smartphone non può fornire lo scambio di sentimenti e di emozioni, risulta vuoto e privo di qualsiasi interazione docente-studente, collega-collega; come per i dipendenti delle aziende anche le persone che lavorano sulla loro mente usciranno deturpati da questa situazione inaspettata.
Nonostante l’iniziale disorientamento dovuto ad una nuova organizzazione di modalità e tempi, i docenti hanno imparato a districarsi all’interno di queste piattaforme innovative grazie proprio all’aiuto degli studenti che magari le utilizzavano già per altri scopi.
Questa inversione di ruoli ha messo in risalto come le generazioni più giovani abbiano una marcia in più e come possano trasmettere insegnamenti soprattutto agli adulti. In fin dei conti l’anima di un Paese viene custodita nella speranza del futuro che per uno Stato risiede nei giovani, seppur la fervida immaginazione e la vitalità di questi adolescenti vengano a volte soppresse da momenti di mancato confronto, dialogo e relazione.
Tutti noi speriamo che questa situazione possa risolversi al più presto e che la vita possa tornare a seguire il suo corso naturale. Siamo fiduciosi che questa “rivoluzione 4.0” a lungo andare possa dare esiti eccellenti nonostante questi piccoli difetti iniziali e magari diventare un domani un mezzo che garantisca accessibilità agli studi universitari a quei ragazzi meno fortunati che non hanno la possibilità di poter frequentare gli atenei.