A passo d’arte nelle Calabrie, la consapevole bellezza che ti cambia dentro
Tornare al liceo Scientifico di Scalea è sempre un’emozione. Tornarci nella veste di giornalista e di amministratore pubblico un orgoglio e una responsabilità al tempo stesso. Tornarci “A passo d’arte” è stata un’esperienza meravigliosa, un viaggio nelle bellezze della Calabria raccontate da chi nei ha fatto una vocazione più che una professione, di fronte a tanti giovani studenti che nonostante le oltre due ore di quella che possiamo definire senza timori di smentita una lectio magistralis a più voci, sono stati in grado di ascoltare attivamente e di uscire sicuramente arricchiti da una mattinata di grande valore.
L’emozione è stata palpabile sin da subito ed è stata, anche quella, condivisa con tutti i relatori. Dalla dirigente Laura Tancredi, trascinata dall’entusiasmo degli organizzatori, al vicesindaco di Scalea Annalisa Alfano, anche lei passata dai banchi del Metastasio fino a quella di Domenico De Rito, amatissimo docente di disegno e storia dell’arte che ha impiegato più di qualche istante per poter iniziare il suo discorso sopraffatto dalla commozione per la gioia di aver realizzato un progetto che aveva a cuore e che ha coltivato insieme al collega Salvatore Pepe.
Al centro dei discorsi di Tancredi, Alfano, De Rito, Pepe e degli ospiti, Enrico Fagnano e Giuseppe Nifosì, autore dei libri di testo di storia dell’arte in uso al liceo di Scalea, la bellezza nella sua più ampia accezione, l’importanza dell’arte per l’evoluzione umana, il suo significato come mezzo di comunicazione di massa prima dell’avvento della tecnologia e ancora il valore della condivisione, la necessità della consapevolezza delle proprie origini e, come pietra miliare, la necessità e la capacità delle popolazioni del meridione d’Italia di accogliere, di incontrarsi.
D’altra parte il Mediterraneo ci racconta come il sud d’Italia sia terra di approdo, di conquiste e, di conseguenza di contaminazioni continue, di un incontro perpetuo, di una condivisione naturale che è il presupposto dell’evoluzione umana di cui l’arte è la punta di diamante, l’espressione che persiste alla storia e che la racconta nel suo essere capace di abbracciare epoche diverse e mantenerle vive e attuali.
Un viaggio nel patrimonio artistico calabrese e meridionale dai Bronzi di Riace a Mattia Preti, passando per Nik Spatari, la Cattolica di Stilo, al patrimonio rappresentato dalla città di Cosenza e dall’emblematico Lupo della Sila di Mimmo Rotella in piazza Kennedy .
Si diventa consapevoli della propria storia e della propria cultura guardando tutti dall’alto in basso”
ha detto Enrico Fagnano non per manifestare presunzione ma fierezza del proprio vissuto storico che ha nella passione per la conoscenza la condizione necessaria e sufficiente.
Quella stessa passione che Nifosì ha raccontato di aver maturato per fin da ragazzo per l’arte, passione divenuta quasi ossessione tanto da tenerlo inchiodato ai suoi studi ben oltre i tempi di qualsiasi attività lavorativa. L’invito ad appassionarsi, a vivere il futuro in funzione delle pulsioni e non del profitto potenziale ha richiamato alla memoria di molti l’insegnamento di un altro figlio illustre del Metastasio, Nuccio Ordine, che con il suo “L’utilità dell’inutile” ha tracciato un solco profondo nella cultura mondiale lanciando un messaggio rivoluzionario e in controtendenza con le logiche suggerite dai modelli sociali contemporanei.
Un po’ come fa l’arte, che spiazza, suggestiona, sconvolge, scardina la nostra emotività trasformandola, dando a questa nuove angolazioni, nuove prospettive delle quali l’uomo è da sempre alla ricerca e che l’arte aiuta a scoprire. Un incontro necessario per riconoscersi diversi, più fragili e allo stesso più forti di quella fragilità che innalza lo spirito, lo invita a valutare altri canoni e a tenere in considerazione altri valori, a tendere verso l’alto riconoscendosi miseri ma desiderosi di tenere la testa alta per guardarsi meglio intorno e, così facendo, guardarsi meglio dentro.