I Dollarumma, il Milan di coppa e il no alla guerra nella notte di San Siro
San Siro è sempre un’emozione fortissima. Una sfida di Champions, praticamente decisiva, eleva all’ennesima potenza la tensione emotiva di 80mila appassionati che diventano una sola voce. Fin dai sorteggi era stato facile prevedere un’accoglienza “particolare” per Donnarumma anche se, personalmente, non mi è piaciuta. Ok ai fischi, ok anche ai “dollarumma” stampati e distribuiti, ma la continua invettiva nei confronti della madre proprio no. Leggiamo spesso di post pedagocici che ammoniscono i genitori dei giovani calciatori ad assicurarsi che i figli si divertano e a non caricarli di troppe tensioni al risultato, alla vittoria, al gol e poi uno stadio intero frequentato da tanti adulti ma anche da tanti bambini dedica in continuazione cori offensivi ad un ex giocatore prendendo di mira la madre. Proprio non ci siamo.
È ovvio che da tifoso del Milan sono stato anche Io deluso dal modo in cui Donnarumma ha lasciato il club che lo ha allevato e la contestazione poteva e forse doveva esserci ma a tutto c’è un limite e anche nelle rimostranze si può avere stile. Lo stesso che la tifoseria ha avuto nell’organizzare una coreografia da brividi con Neo di Matrix a parare i colpi di pistola della gara d’andata di Jean-Paul Belmondo nella sud, la coppa dei Campioni vinta sette volte dai rosseneri e zero dal multimiliardario Psg nel settore sopra le panchine e la scritta “Toujours Milan” nella tribuna di fronte. Lo stesso stile che la squadra di Pioli ha messo in campo giocando una partita accorta e umile di fronte ad una squadra tecnicamente fortissima ma che ha inevitabilmente lasciato quegli spazi che le piccole spesso non concedono e nei quali si è potuto scatenare Leao, finalmente in partita per tutto il tempo che è rimasto in campo, e uno straripante Loftus Cheek la cui fisicità è mancata tanto nel periodo della sua assenza e che Pioli coraggiosamente ha messo alle spalle di Giroud in 4-2-3-1 che aveva fatto la fortuna dei rossoneri negli anni passati e che era sacrificato per innestare i nuovi acquisti in un 4-3-3 che finora ha fatto registrare qualche problema di equilibrio.
È anche vero che venti infortuni in meno di quattro mesi di stagione hanno complicato le cose al tecnico parmense che ieri ha ritrovato la squadra unita, compatta, vogliosa di non mollare fino alla fine e capace soprattutto di pareggiare in tre minuti il gol del vantaggio degli ospiti. La rete del sorpasso al quinto del secondo tempo ha cambiato l’inerzia della gara consentendo al Milan di difendere il vantaggio con ordine e vigore non disdegnando qualche pericolosa ripartenza.
Il Psg poteva pareggiare, vedi traversa di Dombele nel primo tempo che avrebbe addirittura portato in vantaggio i transalpini, così come i rossoneri avrebbero potuto marcare altre segnature – clamoro l’errore di Musah nel primo tempo – ma, in generale, è stata una partita equilibrata ed aperta dove, rispetto all’andata, la differenza l’ha fatta l’ambiente di San Siro, un vero tempio del calcio che immaginare dismesso mette i brividi.
La vittoria del Dortmund contro il Newcastle e la contestuale vittoria del Milan rende il girone equilibratissimo e la prossima giornata, potrebbe essere se non decisiva sicuramente importantissima. Il Newcastle, dopo aver battuto i francesi all’andata, si giocherà a Parigi le residue e limitate speranze di qualificazione e, allo stesso tempo le chances per non finire all’ultimo posto del girone e retrocedere almeno in Europa League.
Il Milan giocherà ancora in casa, ancora a San Siro, motivo in più per pensare con convinzione di poter superare anche i tedeschi prima della trasferta inglese che deciderà il passaggio del turno che fino a ieri sera sembrava irrimediabilmente compromesso. Menzione speciale, volutamente lasciata in fondo, allo striscione che suggerisce una riflessione sul conflitto Israeliano-palestinese: “Fate silenzio quando i bambini dormono non quando muoiono”. Un modo intelligente di sfruttare un evento visibile su larga scala per lanciare un messaggio importante. Dopo i fischi a Donnarumma applausi a scena aperta a chi ha pensato a questa semplice ma potentissima frase.
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