Mettiamoci in gioco, quando la disabilità diventa opportunità
Ho una vaga idea dei sacrifici che Sara ha dovuto affrontare per realizzare il sogno di diventare docente. La conosco da tantissimo tempo e le voglio un bene dell’anima.
Quando alla fine di un percorso tortuoso, esame di abilitazione compreso, arrivato a coronamento di supplenze lontano da casa e studio matto e disperatissimo, mi ha detto che avrebbe insegnato al liceo dove io stesso mi ero diplomato ormai più di vent’anni fa, sono stato felicissimo. Da un lato per lei e dall’altro per i ragazzi che avrebbero avuto la fortuna di averla come insegnante di italiano e latino.
Il liceo mi è rimasto nel cuore e non poteva essere il contrario. Ho passato gli anni dell’adolescenza tra le mura del vecchio istituto ospitato in uno stabile che oggi è stato destinato a ciò per cui evidentemente era stato progettato: un condominio.
In questi ultimi anni mi sono ritrovato anche io, mio malgrado, dall’altra parte della classe, dietro una cattedra, nell’ambito di progetti Pon, ma è cosa assolutamente impossibile da paragonare ad un insegnante di ruolo.
Certo puoi percepire le difficoltà, le complessità dell’incarico ma viverle quotidianamente è un’altra cosa. Vivere ogni giorno i ragazzi ti fa instaurare, almeno così dovrebbe essere per chi ha passione per la professione di docente, un legame che va oltre il gioco dei ruoli, diventa famiglia con tutti i pro e i contro.
Sara è evidentemente riuscita a stabilire con i suoi giovanissimi alunni delle prime classi un rapporto intimo e profondo aiutando loro ad affrontare temi importanti con intelligenza e tramite un approccio basato sull’esperienza diretta.
La disabilità è uno di questi e quando mi ha informato del progetto “Mettiamoci in gioco” chiedendomi di farlo conoscere, di parlarne un po’, non ci ho pensato su due volte.
METTIAMOCI_IN_GIOCO
L’iniziativa è giunta al suo quarto anno e porta nelle scuole calabresi un messaggio forte e chiaro: non esistono persone disabili ma soltanto persone che di fronte alle difficoltà piuttosto che reagire si arrendono.
Oltre a sensibilizzare l’inclusione e l’integrazione attraverso la disciplina sportiva del basket in carrozzina, i ragazzi dell’ASD Reggio Bic ci dicono che tutti prima poi incontriamo degli ostacoli nella nostra vita ma non è tanto quello che ti accade a fare la differenza quanto come reagisci.
Sembrano frasi fatte ma se a dirlo sono ragazzi costretti su una sedia a rotelle, che si sono trovati ad affrontare ed accettare un cambiamento drastico dall’oggi al domani allora, come minimo bisogna rifletterci su.
GIRL’S POWER
In questa storia oltre a Sara ci sono altre donne. Amelia Eva Cugliandro che sulla carta è il Delegato Regionale Federazione Italiana Pallacanestro In Carrozzina della Calabria ma che al di là del titolo altisonante è chiaramente una di quelle persone pronte a tutto per portare avanti questo bellissimo progetto. Presenta, coordina, scrive e risponde alle mail, ma soprattutto stabilisce e cura le relazioni sui vari territori.
L’evento del Metastasio nasce da un’amicizia con Benedetta Perrone, una dottoressa di grandi prospettive, un’amica sempre super impegnata da qualche tempo incaricata dal comune di Diamante come garante della disabilità, che anni addietro si è inventata una manifestazione gigantesca per mettere sotto i riflettori il tema dello sport e disabilità. E’ stata lei il tramite di Sara per arrivare all’Asd Reggio Bic e non poteva mancare all’evento del Metastasio nonostante tantissimi impegni. In questo modo anche Benedetta ha rafforzato con l’esempio che non è mai questione di poter fare le cose ma di volerle fare.
DISABILITA’: LIMITI, ALIBI E OPPORTUNITA’
E infine Ilaria Margherita D’Anna, neo presidente dell’ASD Reggio Bic e allo stesso tempo agguerritissima cestista. Lo era prima di riscontrare la sua patologia e lo è tutt’oggi. Non è costretta a stare h24 sulla carrozzina, la usa solo come supporto per partecipare alle partite. Per Ilaria la disabilità non costituisce un limite anzi, come solo le donne sanno fare si spinge oltre e la considera addirittura un’opportunità.
“Quando ho dovuto imparare a giocare a basket da seduta anche io pensavo che sarebbe stato difficile ma ci ho provato e ho scoperto un mondo bellissimo. Tutto dipende da come vivi le situazioni. Se vuoi vedere nella tua disabilità un limite sarà così, viceversa puoi scoprire te stesso, andare oltre quello che non sai fare diventando più forte, sicuro e consapevole”.
Ilaria Margherita D’Anna
Essere disabili non significa non poter fare qualcosa ma soltanto imparare a farlo in modo diverso. Da qui arriva l’invito a mettersi in gioco sempre, a provare in qualsiasi circostanza, a non arrendersi senza lottare.
Certo qualcuno potrebbe pensare che in questi casi si usano frasi di circostanza che fanno leva esclusivamente sulla motivazione ma l’esperienza che l’ASD Reggio Bic porta in giro nelle scuole non è fatta solo di bei discorsi.
I ragazzi del Metastasio infatti hanno avuto l’opportunità di sfidare gli atleti in carrozzina e provare le difficoltà empiriche nel praticare uno sport già di per sé complesso ma che da seduti richiede capacità veramente fuori dal normale. Già a vederli giocare tra di loro capisci subito che c’è poco da scherzare. Agonismo puro, blocchi, falli, grande necessità di forza fisica. Insomma guardandoli giocare dopo un po’ alle carrozzine non ci fai più caso perché assisti ad una partita vera.
Quando poi un normodotato per la prima volta prova a sedersi e ad entrare in partita, bhe, il diversamente abile diventa lui perché gestire la carrozzina e la palla contemporaneamente e insieme avere visione di gioco per i passaggi, concentrazione per i tiri e attenzione al coach che ti striglia da bordo campo non è cosa da poco.
“Bisogna far vivere ai ragazzi la disabilità con naturalezza, come un modo di essere con tutte le sue sfaccettature e questo deve partire prima di tutto dalle famiglie dei ragazzi con disabilità. I disabili non vanno tenuti a casa, hanno bisogno di vivere le emozioni che viviamo tutti ogni giorno. Le scuole hanno un ruolo fondamentale: devono spronare i ragazzi disabili a fare sport e mai deve capitare che il disabile non sia accettato, o ancora peggio che si faccia finta che non esista”.
Ilaria Margherita D’Anna
PALLA AD ANGELO
E’ stata una lezione indimenticabile soprattutto per Angelo Pio Pappallardo. Potremmo dire che è stata la sua passione per la palla spicchi a mettere in moto la macchina organizzativa grazie alla sensibilità della sua docente di lettere Sara Amendola e alla collaborazione dei docenti di educazione fisica Annamaria Cognata e Pietro Servidio.
Angelo ha scoperto a scuola la passione per il basket. Potrebbe passare ore e ore a tirare a canestro ma convive con un problema reale e cioè quello di non poter praticare assiduamente l’attività sportiva.
Cosa succederà da qui in avanti non è facile da immaginare ma sicuramente si è aperto un discorso serio sullo sport e la disabilità che dovrà vedere coinvolte famiglie, scuole e istituzioni.
L’evento con l’ASD Reggio Bic è stato sicuramente uno stimolo importante e rafforza il messaggio: quando le possibilità non esistono non serve piangersi addosso, bisogna fare squadra e mettersi in moto per crearle.
Angelo lo sapeva prima e ne è convinto più che mai adesso: non esistono limiti per chi ha tutta l’intenzione di volare alto. Non è certo un caso se sulle ruote della sua carrozzina ha scelto di farsi aerografare un pezzetto di universo.
Descrizione esemplare ! Niente da aggiungere: forza ragazzi!
Siamo una bella squadra!
Grazie di cuore Gaetano <3
I’m a 30 years old, married and work at the university (Continuing Education and Summer Sessions).
In my spare time I’m trying to learn Italian. I’ve been there
and look forward to go there anytime soon. I love to read, preferably on my kindle.
I really love to watch Family Guy and NCIS as well as docus about nature.