Mi ‘ndujo, il panino da… corsa
Che cosa c’entrano dei succulenti panini con salsiccia, provola silana, funghi, ‘nduja, melenzane e altre prelibatezze calabresi con la corsa?
Di solito per chi fa attività fisica un panino farcito con una bella birra è lo “sgarro” settimanale da concedersi dopo giorni in cui si alternano esercizi e dieta equilibrata.
Eppure i panini del Mi ‘ndujo si possono definire dei veri e propri panini da corsa non perché siano dietetici, anzi, sono panini genuini, sanizzi per gli amici, e neanche perché sono raccomandati prima di uscire a fare jogging (semmai conviene il contrario), ma perché la corsa è l’elemento che lega, un po’ come le salse nei panini i protagonisti di questa storia.
TUTTA COLPA DI TERESA
Se la dovessi definire in due parole direi “influencer per vocazione” perché Teresa Zicca ha una innata capacità attrattiva che sui social si amplifica con risultati sorprendenti.
L’ho “incontrata” casualmente su Facebook un paio di anni fa e sono stato colpito dalla sua passione per il running e ho iniziato a… rincorrerla.
Avevo curiosità di capire come aveva fatto a creare il movimento della Running School di Cetraro e portare madri di famiglia e lavoratrici ad uscire alle 6 di mattina per dedicarsi a loro stesse, al loro benessere psicofisico.
Qualche settimana fa, sempre da alcuni suoi post su Facebook, ho scoperto con stupore che Teresa non si occupa soltanto di corsa ma anche di ristorazione e con una buona dose di sfacciataggine sono riuscito a strapparle un appuntamento.
UN VIZIO DI FAMIGLIA
Ci siamo incontrati in una splendida mattinata di sole di gennaio. Teresa mi ha raccontato della sua crescita tra gli studi di scuola superiore prima e di università poi, e il ristorante di famiglia dove aiutava i fratelli.
Si divideva tra Cetraro, suo paese d’origine e Guardia Piemontese dove poco meno di 25 anni fa la famiglia aveva rilevato un ristorante.
Sorella minore di Domenico e Marco quando non studia è in prima linea per dare una mano continuando così a respirare la mentalità imprenditoriale nella quale era cresciuta.
LA CORSA MI HA SALVATO
Teresa studiava e lavorava. Guai a pensare che essendoci l’azienda di famiglia non serviva la cultura personale. Lo studio è una palestra, l’università una corsa ad ostacoli dove formarsi per la vita prima che costruirsi un futuro lavorativo.
Teresa passava ore sui libri, “perché le cose o le fai bene o meglio che non le fai”, e il tempo libero tra sala e cucina. Così facendo si laurea, poi si sposa, segue i fratelli in nuove avventure imprenditoriali in un ritmo forsennato interrotto dalla nascita dei suoi due figli tra il 2010 e il 2013.
Teresa è costretta a rallentare e quando si rende conto di aver bisogno di uno spazio tutto suo lo ritrova nella corsa incontrata da ragazza per lavorare sul fisico e utilizzata oggi come strumento per lavorare sulla mente.
Costanza e motivazione diventano il suo pane quotidiano che condisce con la condivisione tramite i social. Da qui arriva un effetto domino inarrestabile: nel giro di poco tempo attorno a Teresa si crea un movimento di persone che vogliono dedicarsi all’attività fisica e lei si trova praticamente costretta a fondare un’associazione non prima di prendere vari brevetti per poter offrire competenze specifiche a chi si rivolge a lei.
I dettagli di questa parentesi li racchiude in un libro “La corsa mi ha salvato”. Quando avrà trovato il tempo di scriverlo?
UN MERCATO DA MORDERE
Si perché intanto Marco, il secondo dei due fratelli, aveva già lanciato un’altra sfida in famiglia sempre nell’ambito della ristorazione.
Nel 2007 nel centro commerciale Metropolis di Rende, apre Panino Genuino. Un fast-food calabrese che unisce alla velocità del servizio, la qualità dei prodotti e un’attenzione speciale al marketing.
L’idea è quella di creare un marchio ma andare oltre il marchio. Irrompere su un mercato dove finora si erano imposti dei brand che poco o nulla avevano dedicato alla qualità del prodotto.
Con i suoi “panini sanizzi” Marco non vuole soltanto soddisfare il desiderio di un pasto veloce e giovanile ma raccontare l’identità culturale della Calabria.
IL TEAM PRIMA DI TUTTO
Per irrompere prima, sopravvivere poi ed emergere nel medio periodo in un mercato dove vince chi fa grandi numeri offendo prezzi bassi al pubblico e prodotti quantomeno discutibili in termini di qualità, il gruppo decide di investire sulle materie prime, sulla formazione costante del team e sulla comunicazione.
Di panini ce ne sono tanti ma l’idea è quella di un prodotto che parli di calabresità. Dal nome di ogni singolo panino, alle grafiche, dai colori, all’abbigliamento del personale, tutto passa per un processo di studio dove i dipendenti sono coinvolti e diventano protagonisti.
“Per far funzionare l’azienda devi trovare i campioni” ci ha spiegato Teresa perché gli imprenditori veri investono in risorse umane, premiano la produttività, e aiutano le persone a far emerge le loro qualità.
Alleluja ascoltare anche in Calabria ragionamenti del genere!
ATTENZIONE!!! Le immagini qui sotto possono causare attacchi di fame inarrestabili!!!
IL GUSTO DELLA SOLIDARIETA’
Ovviamente il gusto è personale e quindi il mio parere può essere discutibile. L’unico modo che avete per capire di cosa stiamo parlando e assaggiare uno, o anche più di uno, dei “panini sanizzi”.
E siccome nella filosofia di questo gruppo non c’è solo l’attenzione al profitto, quando andrete ad assaggiare i panini genuini potrete anche fare beneficenza. Per ogni panino “Conzativicci” che acquisterete una parte dell’incasso verrà devoluto all’associazione la terra di Piero.
Un motivo in più per entrare in contatto con il mondo Mi’ ndujo perché la Calabria fa schifo solo per chi non c’è stato. E per chi non ne gusta i sapori.
MI ‘NDUJO IN ROME
Negli ultimi due anni la famiglia Zicca ha puntato a rafforzare ancora di più la comunicabilità del marchio inserendo la dicitura Panino Genuino sotto il cappello di un più impattante Mi ‘ndujo.
La visione ha portato all’apertura di altri tre punti vendita, due a Cosenza e uno a Roma che rappresenta l’inizio di un nuovo processo di sviluppo per il fast food calabrese destinato a spuntare in chissà quante altre città d’Italia e magari anche all’estero.
Con oltre 50 dipendenti le aziende del gruppo rappresentano una realtà virtuosa. Un esempio di imprenditorialità calabrese, di gente disposta al sacrificio, che valorizza i talenti e che pensa che i profitti siano la conseguenza di percorsi e valori condivisi con un sorriso in faccia e tanta voglia di correre senza perdere mai di vista i compagni di squadra.