Cittadinanzattiva, i progetti della Fondazione Serio
Quando durante il corso di giornalismo con i ragazzi del liceo Pietro Metastasio di Scalea abbiamo deciso di realizzare come prodotto finale un notiziario radiofonico, ci siamo trovati tutti d’accordo che sarebbe stato il caso di parlare di buone notizie.
E’ un filone che fortunatamente sta prendendo piede e che è alla base anche di questo progetto come di altri di cui abbiamo parlato e altri di cui parleremo.
Sempre più persone vogliono conoscere piuttosto che essere informati e la differenza è sostanziale. Perché se il mercato dell’informazione continua a sbatterci in faccia la cronaca nera, le catastrofi, le ruberie della politica, sempre più persone vogliono venire a contatto con belle storie, storie di impegno sociale e civile, storie di persone che operano dei piccoli miracoli quotidiani magari in silenzio e lontano dalle luci della ribalta.
Anche in quest’ottica, seppure si sono sentite tante correnti di pensiero a riguardo, si può spiegare il successo mediatico delle iniziative di Greta Thunberg la ragazzina venuta dal freddo che ha dichiarato guerra ai leader mondiali e alle politiche economiche sull’altare delle quali si sta distruggendo l’ecosistema.
Sono storie che fanno leva sul sentimento della speranza proponendolo non sotto la veste dell’attesa che qualcosa accada per divina intercessione, ma presentadolo come l’esito di piccole azioni compiute ogni giorno che si concretizzano.
Spesso le persone che iniziano una battaglia da sole sono guardate con diffidenza. “Cosa ci sarà sotto” è la classica domanda che ci poniamo. Poi basta avvicinarsi, chiedere, conoscere per capire che è possibile ancora oggi venire a contatto con realtà pulite, limpide e coerenti con gli scopi dichiarati.
E’ chiaro che anche il cosidetto terzo settore ha bisogno di economie ed è altrettanto chiaro che anche in questo mondo ci si possa imbattare in persone senza scrupoli che sfruttano una bella maschera fatta di valori e sana retorica per gestire fondi a proprio piacimento, mè sempre conoscendo, informandosi, e in questi casi indagando, che si può conoscere la verità.
Tornando al progetto con i ragazzi del laboratorio di giornalismo, quando abbiamo iniziato a scegliere i temi che avremmo trattato e le persone che avremmo incontrato per raccontare le loro storie, non ho esitato a suggerire ai ragazzi di accendere i riflettori sulla Fondazione Gianfranceso Serio.
Angelo, l’attuale referente della Fondazione, è una persona che conosco da molti anni e che ho seguito spesso nelle sue iniziative. Già negli anni scorsi avevamo collaborato per il laboratorio di giornalismo e in quella precedente esperienza avevo portato i ragazzi direttamente nella sede della Fondazione per far toccare loro con mano la realtà del centro diurno.
Anche questa volta la disponibilità è stata assolutamente immediata perché per Angelo il concetto del “fare rete” è il punto di partenza per costruire qualunque progetto che abbia ricadute positive.
I ragazzi lo hanno intervistato apprezzando la filosofia che guida Angelo e i suoi collaboratori e chissà che qualcuno non abbia sentito il richiamo del volontariato, di poter dedicare qualche ora per crescere e aiutare a crescere i ragazzi che frequentano l’Ecomuseo.
Per me è stata l’occasione per ristabilire un contatto con la Fondazione e allinearmi ai loro progetti attuali e futuri e raccontare sia da queste pagine che da quelle della Gazzetta del Sud questa splendida realtà.
Dal 2012 ha letteralmente riempito il vuoto e lo stato di abbandono in cui versava l’Ecomuseo di Scalea ma la Fondazione Gianfrancesco Serio lavora nell’ambito del sociale già dal lontano 1980.
Dal 2006 è organizzazione di volontariato e oggi porta avanti numerose attività spesso lontano dalle luci della ribalta perché per chi si adopera per gli altri il vero riconoscimento non deriva dalla notorietà o da premi e palchi, bensì dai risultati concreti che si ottengono sul campo, aiutando a cambiare qualcosa nella vita anche di ragazzi che vivono situazioni di disagio e problemi di natura sociale, familiare e scolastica.
Angelo Serio ha raccolto il testimone del padre poco dopo aver completato gli studi. E negli anni 70 e 80 la voglia di partecipare attivamente alla costruzione di una società che cercava di darsi una nuova identità tra le spinte della modernità e le rigidità del passato era pane quotidiano.
Un percorso di studi in scienze politiche ad indirizzo sociologico e poi la decisione di tornare nei luoghi di origine per mettere a disposizione del territorio l’esperienza e il percorso formativo intrapreso.
E non deve essere facile per chi vive il conflitto tra la severità dell’educatore e la coerenza nei confronti del ragazzo ribelle che è stato. “Va bene la ribellione verso le istituzioni e lo status quo perché la si può considerare una devianza positiva se incanalata nel modo giusto ma da educatore è difficile trovare il giusto equilibro per direzionare le pulsioni dei ragazzi”.
Oggi la Fondazione Gianfrancesco Serio è parte della rete di Libera e si occupa di promuovere la cittadinanza attiva. Ha istituito, in collaborazione con Save The Children, il Punto Luce e lavora per creare insieme alle scuole e alle altre realtà associative del territorio quella rete tra istituzioni che sappiano integrarsi senza sovrapporsi e agire nella medesima direzione in maniera complementare. Questa è la difficoltà maggiore – spiega Angelo – in un territorio dove si fa fatica a sostituire il“noi” all’”io” perendo di vista il vero obiettivo cioè quello di produrreprotagonismo giovanile, aiutare le giovani generazioni ad essere consapevoli e propositive tramite la riflessione favorita da guide più esperte.
Nell’ambito del progetto “Crescere in Calabria” la Fondazione lavora con le scuole medie e superiori del territorio sulla motivazione e sull’autostima dei ragazzi per aiutare tutti a raggiungere livelli sufficienti ma anche per spingere chi ha potenzialità inespresse a non accontentarsi, a tendere all’eccellenza per essere da esempio per gli altri. “Potenziale giovani” è un’iniziativa che mira alla progettazione di una pista ciclabile con tanto di business plan per fare in modo che si raggiunga la scuola in bici evitando l’impatto del traffico e dello smog e per promuovere sani stili di vita, il concetto di mobilità autonoma e sostenibile, e l’idea che arrivare in bici a scuola aiuti l’ossigenazione e di conseguenza la concentrazione. E poi l’ambizione più grande ovvero quella di varare un protocollo unico con procedure standardizzate di intervento per agire di fronte a situazioni di disagio, di abuso, di rischio. “Non bisogna delegare al buon senso del singolo docente – spiega Angelo Serio – ma deve esserci un sistema di tutela con una procedura standard di fronti a segnalazioni e casi di disagio di varia natura e questo è l’obiettivo più importante da portare a casa nei prossimi tre anni.
pubblicato sulla Gazzetta del Sud del 28 novembre 2019