Aieta internazionale, Scuola Calabria al palazzo Rinascimentale

La scolaretta aietana della quinta elementare che porta per mano la ragazza Argentina tra le vie di uno dei borghi più belli d’Italia racchiude tutti i significati dell’esperienza ScuolaCalabria.
Custodire, conservare e tramandare il patrimonio materiale e immateriale viene vista come una missione più che un mero obiettivo e per attuarla con consapevolezza è necessaria la conoscenza.
Ecco che l’idea di fare dei ragazzi della quinta elementare e della prima media gli accompagnatori degli ospiti provenienti da Brasile, Argentina, Uruguay e Australia pensata da Eva, l’ente di valorizzazione del comune di Aieta, risulta vincente e doppiamente utile.
Sia per i ragazzi, chiamati ad essere protagonisti attivi del processo di accoglienza e di integrazione, e ad ascoltare e vivere insieme agli ospiti i racconti, le testimonianze e le esperienze programmate per questi ultimi.
Dall’altra parte i ragazzi del progetto sono stati avvolti dall’affetto genuino e spontaneo dei più piccoli soprattutto quando, con orgoglio, hanno mostrato le panchine del centro storico dipinte con i colori delle bandiere sudamericane dove non sono mancate le foto ricordo.
Aieta borgo dalle aperture internazionali come testimoniato dal politologo Luigi Innocenti in rappresentanza del Centro Rinascimento, realtà culturale messa in piedi dal giornalista Rai Gennaro Cosentino che ormai da nove anni organizza le giornate d’Europa con la Summer School; Aieta paese calabrese che più di molti altri può testimoniare la piaga dello spopolamento che ha privato i piccoli paesi dell’entroterra calabrese di energie, risorse e, di conseguenza, di prospettive.
Si è passati negli ultimi cinquant’anni da tremila e ottocento residente o soli ottocento. I ragazzi del progetto ScuolaCalabria, figli e nipoti delle ondate di emigrazione, sono chiamati allora a diventare gli ambasciatori delle realtà che stanno visitando in questo viaggio alla riscoperta delle loro radici con la finalità di promuovere un turismo di ritorno attraverso la rievocazione profonda che più e meglio di un racconto riesca a collegare quei fili invisibili che il tempo ha aggrovigliato nelle storie delle singole famiglie per creare nuovi disegni, nuove geometrie e nuovi spazi.
Un po’ come i tessuti ricamati dalle donne dell’associazione i Fili del Rinascimento rappresentate da Rosanna Droghini o come gli appassionati racconti dei due cicerone, Gennaro di Cristo e Pasquale Lanzillotti che hanno condotto i ragazzi lungo il percorso delle attività grazie alle quali si sono calati nella realtà del territorio.
Il centro storico con il palazzo rinascimentale, la valle dei Mulini, i laboratori di artigianato e la gastronomia nella festa finale. Tutti fili collegati tra loro, faccia positiva della medaglia dell’emigrazione che se da un lato significa partenza per mancanza di alternative dall’altra può essere letta e vissuta come opportunità per percepire e far percepire i piccoli comuni non come realtà desolate ma come posti dove il tempo si è fermato e dove si può godere di piccole grandi emozioni.
pubblicato sulla Gazzetta del Sud il 19 settembre 2019