Giornalisti a scuola: imparare ad informarsi

Sono ormai tre anni che mi ritrovo a spiegare ai ragazzi degli istituti superiori il giornalismo, le sue regole, le sue dinamiche.
Un’esperienza iniziata grazie all’intuizione del collega Mario Tursi Prato che ha unito sotto l’egida di un’associazione “Giornalisti d’azione” tanti colleghi di tutta la Calabria per stare insieme, fare gruppo, discutere e proporre attività che facessero conoscere il mondo del giornalismo a chi ne parla solo per stereotipi.
Ed una delle prime iniziative è stata quella di entrare nelle scuole dove ci sono i cittadini di domani, quelli che hanno maggiore necessità di stimolare una coscienza critica veramente attiva imparando a gestire la massa di informazioni che vengono scagliate loro contro ogni istante da mezzi di comunicazione molto più pervasivi di quanto non fosse nel recente passato.
Il passaggio dalla tv ad internet, con il fenomeno dei social network, ha reso veramente immensa la mole di stimoli informativi a cui tutti siamo sottoposti e proprio per questo motivo è diventato fondamentale dotarsi di strumenti per districarsi in questo oceano di messaggi e, perché no, per difendersi da informazioni manipolate e che tentano di manipolarci.
Da tre anni, dunque, mi imbatto in gruppi di ragazzi dai 15 ai 18 anni costretti a restare a scuola anche il pomeriggio e già questo è un primo ostacolo da affrontare: come tenere viva l’attenzione e la partecipazione dopo una giornata di scuola? Se penso a quando ero io a sedere trai i banchi devo ammettere che mai avrei voluto trovarmi di fronte ad un ennesimo “insegnante”, esterno per giunta, che vuole continuare a dirmi qualcosa verso cui penso di non nutrire alcun interesse.
Consapevole di questo, ed essendo stato tra i banchi di scuola non tantissimi anni fa, ho cercato sempre di creare degli incontri snelli, un clima colloquiale e finora l’esperimento sembra essere riuscito.
Quest’anno sto concludendo un progetto di ben 90 ore iniziato a marzo scorso e per dare qualche tregua ai ragazzi ho affiancato alle lezioni frontali, incontri con altri colleghi che portano i loro racconti e le loro esperienze offrendo così informazioni su cui lavorare con articoli, interviste e resoconti.
Entro dicembre, insieme ai ragazzi della IV B del Liceo Scientifico Pietro Metastasio di Scalea, dove anch’io ho conseguito la licenza, produrremo un vero e proprio programma radiofonico in collaborazione con Radio Azzurra e le radio del network dell’editore Franco Cristofaro diretto dalla collega Marianna De Luca ai quali va il mio personale ringraziamento per la disponibilità.
Nei giorni scorsi abbiamo avuto il piacere di incontrare a scuola il collega Egidio Lorito che ha raccontato la sua parabola professionale. I ragazzi, poi, nel corso dell’incontro successivo, hanno provato a trasformare gli appunti in un articolo.
Alcuni hanno dato degli spunti ottimi sia sugli attacchi che sulle chiuse. Poi abbiamo fatto un resoconto generale delle informazioni importanti, dei dettagli che potevano essere superflui e dei temi da toccare. Il risultato finale è quello che leggete di seguito.
Tre libri sotto al braccio e una borsa di pelle blu. C’è tutta la parabola professionale di Egidio Lorito in quegli oggetti portati con orgoglio e rispetto. L’orgoglio di chi ha faticato e non poco per raggiungere i suoi successi e il rispetto verso una professione, anzi più di una, che ne hanno segnato gli ultimi vent’anni.
Si, perché Egidio Lorito è un avvocato prestato al giornalismo, un penalista nell’ambito del diritto dell’informazione, un docente universitario, un organizzatore di eventi culturali, più in generale un intellettuale che ha fatto del mondo della comunicazione e dei suoi processi il suo pane quotidiano da oltre vent’anni.
Non c’è da stupirsi dunque se nell’incontrare una classe del Liceo Pietro Metastasio di Scalea impegnata in un progetto di alternanza scuola lavoro, la sua lezione possa sembrare un tantino accademica. Molto vasta la materia e altrettanto ampio il campo delle esperienze professionali che la conversazione con i giovani studenti spazia dalla storia dei media e della new television, ai risvolti sociologici che stanno dietro a trasmissioni televisive di successo come il Grande Fratello o l’Isola dei famosi, fino ad un più ampio discorso sull’universo dell’industria culturale italiana ed in particolare, alle politiche turistiche legate agli eventi.
E lo fa a giusta ragione perché da più di dieci anni, tredici per la precisione, Lorito organizza e cura una rassegna letteraria nella città di Praia a Mare che ha portato più di centotrenta grandi nomi della letteratura contemporanea, della scienza, della giustizia, della politica e dello sport all’ombra dell’Isola di Dino.
Tutto parte da una fotografia. Una delle tante scattate nella vicina Maratea durante una serata promossa dal conte Rivetti, imprenditore visionario dell’epoca che fu tra i promotori della stagione in cui la città del Cristo vene ribattezzata la perla del Tirreno. Da quella foto, richiesta per essere pubblicata a corredo dei resoconti delle serate culturali, nacque un rapporto diretto con l’editore Mondadori che lo portò dapprima a sostituire il conduttore di un appuntamento e poi ad organizzare una rassegna tutta sua.
Eppure, nonostante i successi di questi anni, il territorio calabrese dell’alto Tirreno cosentino risulta ancora piuttosto sordo al richiamo della cultura. Tutta un’altra storia rispetto a località del nord come Cortina o la Versilia che propongono rassegne culturali sia in estate, sia in inverno. Una condizione legata al tessuto imprenditoriale ma anche a quello politico, alle sensibilità degli operatori turistici e alle sinergie che si mettono in moto per ribaltare un falso mito e cioè che con la cultura non si mangia.
Se la strada è ancora in salita Egidio Lorito ha dimostrato che con competenza, sacrificio, determinazione e costanza tutto si può fare. Anche senza grossi contributi pubblici. Anche in Calabria.