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L’ultimo ballo dei Bulls

di Antonio La Badessa

Il grande David Stern, ex commissario della National Basketball Association, scomparso il primo Gennaio di questo anno, prima di andarsene ci ha lasciato il più bel regalo che un appassionato di basket, e non solo, potesse desiderare. Si deve a lui, infatti, l’autorizzazione concessa alla troupe guidata da Michael Tollin, per produrre e distribuire una docuserie di 10 puntate che tratta tutti gli eventi accaduti tra 1997 e il 1998 della stagione NBA dei Chicago Bulls di Michael Jordan: The last dance.

I Bulls di Jordan erano all’epoca la più forte squadra che calcava i parquet dei palazzetti sportivi e oggi viene ricordata come una delle più vincenti squadre che si sia mai vista nella storia del Basket americano e non; ma come tutte le belle storie anche questa aveva dei retroscena. Dopo aver vinto 5 titoli in sette anni, la società dei Bulls si trova dinanzi ad un bivio: disintegrare l’intero team e ripartire da zero o tentare l’assalto alla vittoria del sesto titolo.

Si deve a Jerry Krause, general manager della squadra, la rottura tra team e società in quanto lo stesso gm affermò che quello sarebbe stato l’ultimo anno del “guru” Phil Jackson come allenatore. Questa affermazione, lanciata durante una conferenza di pre-stagione, gelò tutta l’NBA e lasciò senza parole anche i Chicago Bulls, i quali presagivano già la “fine dei giochi”. Dopo questo episodio apparve chiaro che la stagione del 1998 sarebbe stata l’ultima per loro, sarebbe stato il loro “Last Dance”, l’ultimo ballo come venne definito dallo stesso coach Jackson.

All’epoca David Stern autorizzò una troupe di ESPN di seguire giorno per giorno i Bulls per poter filmare il loro intero “ultimo ballo” e quella fu una delle idee migliori che venne in mente all’allora commissioner NBA. Questa è la cornice della docu-serie prodotta da ESPN e rilasciata sulla stessa piattaforma televisiva e su Netflix; i temi affrontati trascendono il semplice gioco della pallacanestro, le immagini mostrano la vita, le emozioni, le paure, gli allenamenti, gli eventi e tutto ciò che è capitato ad ogni singolo giocatore di quella squadra che venne definita dal New York Times come “The Best. Ever. Anywhere”.

La stella di quel team era un certo Michael Jeffrey Jordan, un giocatore che per acclamazione, è il più grande cestista di tutti i tempi, come riportato sulla pagina ufficiale del sito web NBA; un uomo capace di trascinare alla vittoria di sei titoli i Chicago Bulls e confermare due volte al mondo intero che era lui il migliore di tutti.

Tra flashback e video inediti si svolge l’arco narrativo, si alternano interviste e riflessioni di tutte le persone che sono state vicine ai giocatori dei Bulls, protagonisti assoluti sono gli stessi giocatori: Michael Jordan, Scottie Pippen Phil Jackson, coloro che hanno forgiato la dinastia cestitica migliore di sempre, anche se non mancano spezzoni di vecchie interviste del “cattivo” di turno ovvero il gm Jerry Krause.

L’intreccio narrativo e lo stile di montaggio del video sono sensazionali, lasciano senza parole i collegamenti fatti con la vita di ogni personaggio, al punto da rendere il tutto più simile ad un film che ad un documentario. Nonostante il tema fondante sia la pallacanestro, la docuserie è adatta anche a coloro che non sono propriamente appassionati di basket ma amano lo sport perché la trama mostra e mette sotto i riflettori il modo di vivere di uno sportivo a 360 gradi.

Non ci resta che ringraziare la produzione anche perché la data di uscita della serie era prevista per Giugno, ma la forzata permanenza in casa a causa della pandemia di Covid-19 ha dato l’idea ai produttori di anticipare la prima messa in onda al 19 Aprile negli USA e al 20 Aprile in Italia sulla piattaforma online Netflix.

Stasera gli ultimi due episodi  per completare la visione di magnifica opera televisiva che onorerà il ricordo immortale di una squadra che per tutti rappresenta l’unione di passione, lavoro sodo, perseveranza e rispetto verso un unico obbiettivo: vincere.

 

immagine di copertina di redcapes.it