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U’ Pip’ alla domenica sportiva… come minimo

Miscelate la passione e la dedizione al lavoro sul campo di Maldini, la tigna di Gattuso, la fame di gol di Pippo Inzaghi e il nomadismo calcistico di Ibrahimovc e avrete come risultato Angelo Ricca.

Si, lo so che questo preambolo può sembrare azzardato, romanzato, ma vi posso assicurare che non è così e non lo dico perché nelle ultime settimane “U Pip” è balzato agli onori della cronaca nazionale.

Ne parlo oggi anche io come tanti perché la notizia è veramente golosa e ne parlo a ragion veduta conoscendo, seppur in minima parte, la parabola calcistica di questo eterno ragazzino, tanto da potermi permettere di descriverlo accostandolo a mostri sacri del calcio che conta, tutti rigorosamente milanisti come lui e come me.

Piccola parentesi per i più facinorosi leoni da tastiera in modalità tifoso delle squadre che non sono il Milan: non pubblicherò eventuali commenti sulla situazione attuale della squadra italiana più titolata al mondo.

Tornando ad Angeluzz un po’ mi viene da sorridere leggendo a destra e a manca del bomber Angelo Ricca. Mi viene da sorridere perché la sua è una storia che si ripete come per tutti gli eroi di periferia.

Pochi li conoscono, tra questi una buona parte non li apprezza, magari per un pizzico di invidia e pochissimi ne riconoscono i meriti almeno fino a quando non si accendono le luci della ribalta e tutti sono un po’ costretti, anche ipocritamente, a tesserne le lodi.

A dare una grande spinta alla notizia di cui tutti hanno letto è stato un altro bomber – non me ne voglia – meno prolifico e longevo di Angelo, il mio amico Alfredo Pagano che con poche righe postate sulla pagina facebook dell’emittente locale Telediamente ha avviato il classico tam tam mediatico.

Onore al merito di questo ragazzo calcisticamente fermato da qualche brutto infortunio dopo essere stato tra i ragazzi della Talao che negli anni ’90 incantarono il pubblico del torneo internazionale giocato in Austria di cui magari parleremo proprio su queste pagine più in là e magari proprio chiedendo ad Alfredo di raccontarci qualcosa di quell’esperienza da sogno.

Tornando ad Angelo e al suo gol nella partita tra Sporting Maierà e Vattelapesca a 63 anni in una gara di terza categoria è sicuramente una notizia golosa da un lato e dall’altro un fatto che mette in evidenza come, a parte gli appassionati del calcio di periferia nessuno finora si era accorto di questo fenomeno.

Ad esempio i cinquanta tesseramenti consecutivi vengono dopo i 25, un po’ come le nozze d’oro vengono dopo quelle d’argento e avrebbero meritato attenzione ad esempio dalla Lega Nazionale Dilettanti che sicuramente è in tempo e anche in dovere adesso, di tributargli il giusto riconoscimento.

Quello che mi sento di dire, visto che lo conosco da sempre è che questa impresa sportiva non costituisce una sorpresa. Intanto, lo ricordo a me stesso e a voi, Angelo è stato compagno di squadra di mio padre, mio allenatore negli allievi e poi mio compagno di squadra, motivi che mi fanno apparire la sua longevità calcistica come una cosa naturale.

Piuttosto mi sono soffermato in questi giorni a pensare quanti come Angelo amano e hanno amato il calcio ma avendo vissuto altre epoche non hanno avuto le possibilità che si possono avere oggi. Immaginate se Angelo Ricca avesse avuto la visibilità che oggi ha un calciatore dilettante, se ci fossero stati appassionati a redigere statistiche, veicolare i dati stagione per stagione… Beh non dico che staremmo parlando di Cristiano Ronaldo ma sicuramente ci saremmo ritrovati un ragazzo di periferia nell’olimpo del calcio che conta.

Il segreto del successo di Angelo, per parafrasare un celebre film con Michael J Fox, è che lui ha vissuto e vive lo sport in maniera semplice e serena per quello che è: un gioco. Ed è probabilmente anche per questo che si ostina a calcare i campi di tutta la Calabria. Ed sicuramente per il suo modo di interpretare questo gioco che ha potuto indossare le maglie di tantissime squadre lasciando sempre un buon ricordo e potendo vantare amicizie su ogni terreno polveroso.

Se mettesse in fila tute e pantaloncini potrebbe coprire un tratto autostradale. Testimone la moglie, che meriterebbe sicuramente almeno la stessa visibilità che sta avendo lui in questi giorni.

Immaginate in tutti questi in quante giornate di pioggia Angelo è tornato a casa con l’abbigliamento zuppo d’acqua e fango, quante paia di scarpe avrà avuto in giro non dico per casa ma almeno per la cantina, quante lavatrici e quanti panni stesi e tutto questo senza poter neanche – la moglie – pigliarsi un applauso, un’ovazione, una pacca sulla spalla.

Si fa per scherzare ovviamente anche se un fondo di verità c’è e chi ha un marito, un compagno o un figlio con la passione per il calcio sicuramente ha letto queste righe annuendo con convinzione.

Resta il fatto che “U Pip” a 63 anni è stato in grado di andare in gol e non è detto che debba fermarsi. Una volta avevo scritto e mi ero visto pubblicare dalla gazzetta dello sport una lettera per sensibilizzare una campagna finalizzata ad organizzare una amichevole della nazionale italiana nella quale convocare Paolo Maldini e fargli dare così l’addio alla maglia azzurra. L’idea piacque a Franco Arturi che pubblicò la seguente proposta nella sua rubrica PortoFranco il 20 marzo 2008.

Egregio Direttore,

le scrivo da appassionato di calcio e da praticante giornalista per porre alla sua attenzione qualcosa che da entrambi i punti di vista sono certo valuterà in maniera positiva. Paolo Maldini, leggenda del calcio italiano, europeo e mondiale, ha deciso, diversi anni or sono, di abbandonare la maglia azzurra e di dedicarsi a tempo pieno alla sua attività calcistica con la sua squadra di club. Una scelta che, visti gli straordinari risultati conseguiti da Maldini negli ultimi anni durante i quali ha praticamente rivinto tutto con la maglia del Milan, non si può che giudicare positivamente. Eppure in tutti gli appassionati di calcio, che vedono in Maldini non solo uno straordinario campione ma un vero e proprio esempio di eccellenza sportiva, è rimasta una sorta di delusione per non averlo visto protagonista delle ultime imprese della nazionale. Un’avventura quella di Maldini in azzurro molto differente rispetto a quella a tinte rossonere. La stessa grande professionalità dimostrata in ogni sua uscita con la nazionale non ha portato alla conquista di alcun titolo con la maglia azzurra. Come dicevo in apertura di questa lettera le scrivo da appassionato di calcio e da praticante giornalista ma anche in qualità di amministratore di un sito internet che gestisco insieme ad altri amici in cui si parla di attualità, di politica, di cinema e ovviamente di calcio. E proprio dalle pagine del nostro sito www.diamantesi.it vogliamo lanciare un messaggio al commissario tecnico Roberto Donadoni: perchè in occasione dell’amichevole pre europeo con la Spagna a marzo, non si convoca anche Maldini per fargli dare l’addio alla nazionale con fascia da capitano e maglia n. 3? Ci tengo a sottolineare che l’idea è venuta da un nostro utente interista a testimonianza di come di fronte ad un campione come Maldini non ci siano campanilismi che tengano. Il nostro sito conta più di mille utenti (consideri che il nostro paese, Diamante, conta circa 5000 abitanti con una media età abbastanza alta) ma siamo certi che la maggior parte degli italiani è pronta ad appoggiare questa proposta sulla quale forse Donadoni sta già riflettendo da tempo. Sarebbe bello se attraverso il suo giornale, e/o attraverso il sito della gazzetta lei desse spazio a questa proposta magari con un sondaggio o con un articolo. Probabilmente questa nostra idea è già stata posta alla sua attenzione da qualcun altro e se così fosse ne siamo felici, vorrebbe dire che a quelle voce può aggiungerne altre mille, in caso contrario speriamo vivamente che tenga conto di questa nostra mail.

Cordialmente

Ora potremmo pensare di creare un tam tam simile e spingere, che ne so, Angelo a partecipare alla Domenica Sportiva, ma magari i colleghi della Rai ci hanno già pensato e prima che questo articolo faccia il giro del web “U Pip” sarà già stato ospite della trasmissione calcistica più popolare dello stivale.

Me lo auguro vivamente. Intanto, se così non dovesse essere e fino a quando così non sarà, continuiamo a parlarne perché questa di Angelo, in fondo, non è altro che una storia d’amore. E Francesca lo sa.

p.s.: poche ore prima di pubblicare questo articolo ho appreso la notizia che domani, domenica 8 dicembre, durante la trasmissione Quelli che il calcio, andrà in onda un servizio proprio sulla storia di Angelo. Una troupe è stata a Diamante per intervistarlo. Evviva!